Ed eccoci a vivere quella che ormai è nota come la fase due, la ripartenza! Ma siamo tutti davvero felici come avevamo immaginato? Forse no, perché purtroppo il nemico non è sconfitto, ancora siamo in guerra e i festeggiamenti, quelli idealizzati inizialmente, dovranno attendere.
In realtà, ci stanno solo chiedendo di ritornare a lavoro nonostante non sia sicuro farlo; ci stanno dando la possibilità di andare a trovare i parenti, possibilità che nella nostra mente si potrebbe tramutare in quell’obbligo morale che spesso sottostà alle nostre relazioni! Ma siamo pronti davvero? Siamo pronti a tuffarci nel mondo, a rincontrare qualcuno, a ricevere qualcuno nel nostro spazio di protezione? Forse no, forse la paura, per molti, è ancora tangibile! Per mesi “l’altro” è stato percepito come pericolo, e abbiamo vissuto noi stessi come potenziali “portatori di malattia”. Come possiamo immaginare che tutto questo passi in pochi giorni?
Le persone più in difficoltà, con buona probabilità, saranno quelle che, in questa quarantena, hanno avuto pochissime occasioni di confrontarsi con la nuova realtà esterna dalle mura domestiche ! Per loro, il doversi destreggiare tra mascherine, guanti e distanze di sicurezza potrebbe essere fonte di forte ansia!
È importante, in questo momento darsi tempo.
La mente ha una notevole plasticità e tende spontaneamente ad adattarsi all’ambiente! Anche alla quarantena ci eravamo adattati! Le cose a cui sembrava impossibile rinunciare le abbiamo ricreate nell’ambiente domestico modificandolo (processo di assimilazione) e abbiamo impastato, cantato, videochiamato qualcuno per sentirlo vicino come sempre, le nostre case sono diventate palestre, studi, teatri, ristoranti.. e poi, piano piano, ci siamo adattati alla nuova condizione rinunciando a ciò che non si poteva avere senza sentirne più una mancanza così insostenibile (processo di accomodamento).
Questa fase due, richiede nuovamente la messa in atto di questo processo di assimilazione e accomodamento che necessita di tempo, tempo che varia anche a seconda delle capacità di resilienza di ognuno di noi! Procediamo, quindi, un passo alla volta, diamoci la possibilità di comprendere come muoverci in questo nuovo spazio più libero, ma meno sicuro di quello della reclusione domestica. La casa sarà stata prigione per molti, ma pur sempre una prigione protettiva (purtroppo non per tutti, anzi, tutte).
Ovviamente c’è chi ha vissuto il 4 maggio come la mezzanotte del nuovo anno ed è già per strada scevro di timori, chi per strada ci è sempre stato scatenando l’ira funesta di tutti gli Achille di Italia, probabilmente per una difensiva negazione della realtà, per l’insofferenza alle regole, per quella che oggi è nota come toxic positivity, per la presenza di una forma di pensiero magico…
Ogni comportamento ha una spiegazione la cui comprensione potrebbe portare a giudicare con un po’ meno veemenza.
Due mesi estremamente difficili non hanno il potere di cambiare le persone, qualche volta nemmeno anni di terapia possono, ma tentiamo di custodire quelli che sono stati gli insegnamenti di questa pausa.
La quarantena ci ha dato la possibilità di riflettere su noi stessi, sulle nostre relazioni e ci ha dato modo di ripensare alle nostre scale di priorità! Abbiamo scoperto talenti e fragilità, si sono riaccese passioni e rivelate ferite.
Non dimentichiamo ciò che abbiamo avuto l’opportunità di comprendere e ripartiamo da lì.
Dott.ssa Claudia Mennella